La cultura sovietica ha cominciato a riscoprire la sua opera solo all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, soprattutto attraverso i suoi lavori teatrali.
Scrittore geniale, considerato il più vivace drammaturgo post rivoluzionario, Michail Afanas’evič Bulgàkov morì quasi dimenticato nel 1940, solo e abbandonato dopo essere stato messo a tacere dall’apparato e dal potere. Forse perché con lui fantasia, ironia e una sottile critica seppero riprendersi lo spazio occupato dalla censura.
Nel 1967 la rivista Moskva diede alla luce Il maestro e Margherita, scritto tra il 1928 e il 1940. È un romanzo estremamente complesso, che fonde la grottesca rappresentazione della vita quotidiana di Mosca con la metafisica demoniaca, rivissuta tramite il Faust goethiano e la vicenda di Gesù.